GIUSEPPE VERDI A RECOARO PER PASSARE LE ACQUE Stampa
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GIUSEPPE VERDI A RECOARO  PER PASSARE LE ACQUE

di Antonio Bolcato

Giuseppe VerdiL’anno prossimo ricorre il 200° Anniversario della Nascita (1813­-2013) di Giuseppe Verdi. Colgo l'oc­casione per ricordare il soggiorno re­coarese, nel luglio 1846, del giovane Maestro di Busseto.

 

 

Era giunto a Re­coaro per 'passare le acque' onde guarire dai postumi di una 'febbre gastro-in­testinale', contratta a Venezia nel pe­riodo di allestimento, per il teatro La Fenice, dell'Attila, che avrebbe dovuto debuttare intorno al 20 gennaio per il carnevale di quell'anno, ma che solo il 17 marzo 1846 poté andare in scena.

All'inizio dell'estate il giovane Ver­di (aveva 32 anni), operista già affer­mato grazie al successo del Nabucco (1842) e al filone patriottico delle sue opere, si recò a Recoaro, ove si tratten­ne quasi tutto il mese di luglio. Il Mae­stro nella cittadina termale faceva pia­cevoli passeggiate ammirando la sug­gestiva bellezza del paesaggio ("Trovo anch'io bella questa valle" — è l'espres­sione del suo apprezzamento).

Esegui­va con scrupolo la 'passata delle acque' secondo il rituale termale (sorseggiava l'acqua Lelia passeggiando nel piazzale delle Fonti), anche se non ne era entu­siasta: "Non capisco cosa mi potranno fa­re le acque; - affermava — credo che sia­no una specie di unguento malvino che non fa né bene né male: certo non mi fanno nessunissimo peso, e speriamo l'u­tile nel futuro" (Lett. 14.7.1846).

La cura di Recoaro gli era stata prescritta dal Dr Giacinto Namias, rinomato me­dico veneziano, che lo aveva trovato af­fetto da una "febbre ga­strica che durò molte set­timane e recidivò, la­sciando affievolito il cor­po e ingorgate le glan­dole del mesenterio" , una probabile febbre tifoide (N. G., Certi­ficato Medico 22.3.1846).

A Venezia Giuseppe Verdi era ar­rivato nel dicembre 1845 per completare l' Attila e seguirne le prove per la messa in scena. Ma alla vigilia di Natale accusò una indisposizione e il 2 gennaio 1846 cad­de ammalato. Cominciò a migliorare solo nella prima decade di febbraio e -come confidava ad un amico - "da po­chi giorni soltanto sorto di casa ed ho co­minciato a scrivere"(Lett. 11.2.1846). Così l'opera fu portata a termine du­rante la convalescenza e andò in scena la sera del 17 Marzo 1846.

Dopo la prima di Attila Verdi, ancora convale­scente, molto debilitato e dimagrito, migliorava con tale lentezza, che era costretto a starsene in riposo assoluto ("sei mesi per lo meno”) osservando le cure mediche prescrittegli dal Dr. Na­mias.

Durante il lungo periodo di ri­poso, necessario per ristabilirsi e non mettere "a grave rischio la propria salu­te, e forsanche la propria esistenza", co­me attestato dal Dr. Gaspare Belcredi di Milano (B. G., Certificato Medico 6.4.1846), doveva eseguire una cura a base di "ac­qua di Graz" ("in un bic­chiere da tavola 34 d'ac­qua ed 1/1  di latte bollen­te. Nei primi cinque gior­ni 2 bicchieri; poi 3 per altri quattro giorni; poi 4 o 5 a piacere") e fare mo­vimento ("Moto e suda­re").

Verdi doveva segui­re queste cure per tutta la primavera fino a quan­do, in piena stagione ter­male, si sarebbe potuto recare "alla fonte di Re­coaro per bevervi quelle acque marziali e tentare riprendere le for­ze perdute" (N. G., Certificato Medi­co 22.3.1846).

A Recoaro Verdi, malinconico e pes­simista, già provato dalla vita (nel 1838 e nel 1839 aveva perso i suoi due figli e nel 1840 era prematuramente scom­parsa anche la moglie Margherita Barezzi), fu preso da una noia infinita: "Qui si muore di noia; - sono sue parole  - nessuna società alla sera e, do­po cena, a letto".

Per vincere la noia e allietare le tediose giornate recoaresi, egli avrebbe voluto accanto a sé ami­che e amici: "Allora saremmo tutti alle­gri — scriveva — avremmo formato una piccola società, ed a dispetto di Recoaro ci saremmo divertiti" (Lett. 14.7.1846).

Conte Andrea MaffeiFortunatamente gli faceva compagnia il conte Andrea Maffei, letterato di spic­co nella cultura milanese dell'epoca e famoso traduttore di Schiller. Il Maf­fei aggiornò Verdi sui più recenti avve­nimenti letterari, discorrendo con lui di romanzi, di poesia e di teatro. Fu probabilmente a Recoaro nel corso del­le lunghe conversazioni col Maffei che maturò l'idea della nuova dramma­turgìa verdiana e l'incontro con il tea­tro shakespeariano (Casini C. 1990).

Verso la fine di luglio Verdi tornò a Milano rinfrancato nella salute, come egli stesso affermava :"Io sto perfettamente bene" (Lett. 2.8.1846). Potè così ri­prendere il suo lavoro con il ritmo tipi­co degli "anni di galera" (due melo­drammi all'anno), componendo con­temporaneamente il Macbeth, tratto da Shakespeare (Firenze 14.3.1847), e I Masnadieri di Schiller su versi del Maf­fei (Londra 22.7.1847).

La concezio­ne romantica del teatro che esaltava la vita nella sua più profonda realtà con l'affermazione del mondo interiore portò Verdi ai capolavori della famosa "Trilogia romantica popolare" (Rigolet­to del 1851, Il Trovatore e La Traviata del 1853) e ai successivi trionfi con ope­re di intramontabile bellezza come Ai­da (1871), Otello (1887) e Falstaff (1893), oltre alla celeberrima Messa da requiem (1874).

Superata la malattia sofferta nel 1846, Verdi visse fino a tar­da età (87 anni) in buona salute, an­che se, ipocondriaco e ansioso qual era, spesso lamentava disturbi di gola e al­lo stomaco, specie dopo i periodi di maggior lavoro. Egli - come riferito dal suo allievo-segretario Muzio - alterna­va momenti di depressione ad altri di esaltazione. Inoltre era meteoropatico, come Verdi stesso confidava a un'ami­ca: "la testa non regge a cinque minuti di sole, e un po' di vento od un po' di umi­dità mi produce dei mal di gola da cac­ciarmi in letto qualche volta per setti­mane".

 


Le Fonti di Recoaro Terme nel '800

Recoaro, che segnò una tappa im­portante nella vita di Verdi e nello svi­luppo della sua arte, non può lasciar passare sotto silenzio il prossimo bi­centenario. Lo si dovrebbe celebrare con una serie di incontri e concerti ver­diani. Si potrebbe anche intitolargli il rinnovato Teatro Comunale. Ed è au­spicabile che il giudizio critico su Re­coaro del giovane Verdi ("Qui si muo­re di noia!') serva di stimolo alla citta­dina termale vicentina per rinnovarsi e sviluppare un'ambiziosa programma­zione turistico-culturale.

(Pubblicato in “Realtà Vicentina”, n. 8 giugno 2012, pag-22-23)