TRISSINO - UN LIBRO PER RICORDARE DON FLORINDO LUCATELLO Stampa
STORIA - Pubblicazioni

Gian Franco Masiero e Piero Rasia, con l'appoggio di tutta la ProLoco di Trissino, hanno realizzato un bel libro di grande formato per ricordare la figura di don Florindo Lucatello, che per mezzo secolo è stato l'anima del paese di Trissino. Il volume,frutto di un accurato lavoro di ricerca storica e fotografica, racconta la figura di don Florindo un parroco amato sempre attento ai bisogni e ai problemi della sua comunità.Per meglio capire il personaggio, ed anche il contenuto del libro, riportiamo alcuni stralci della prefazione scritta dai due autori.

 

 


"Un'avventura in qualche modo simile a questa, l'avevamo vissuta, Piero ed io, nel 1999 in occasione della mostra fotografica dei 50 anni di presenza a Trissino di mons.Lucatello.
Allora, don Florindo era ancora tra noi e tutto fu facile. Con questo libro che racconta quanto fatto per Trissino, ci troviamo a dover presentare e spiegare ai giovani perché e come sono state fatte tante opere in tempi estremamente difficili. [...]

Il 24 aprile 1949, fa il suo ingresso solenne a Trissino don Florindo Lucatello, giovane sacerdote proveniente dalla parrocchia di Montecchia di Crosara [...] Don Florindo aveva una predisposizione alle prediche. Quel giorno ne fece una che restò impressa per lungo tempo.

Passata la festa, ecco i problemi. Il paese campava di agricoltura e non tanto fiorente. L'unica industria, la tessile dei Marzotto, era a Valdagno. Il commercio assai limitato: pochi negozi e quasi tutti usavano il microcredito, vale a dire che segnavano l'importo della spesa su un libretto sperando di vederlo saldato. Non era raro il caso di "insolvenza forzata". I giovani senza lavoro e prospettive vagavano per il paese. Molto spesso la fame li spingeva verso gli alberi da frutto o verso i filari carichi di uva e così per quel giorno la pancia era piena.

Don Florindo si rese subito conto che bisognava sì parlare di fede, ma anche trovare una soluzione al problema. Scuola e ancora scuola per preparare i ragazzi ad un futuro "industriale".

Il mondo contadino non dava prospettive. Ed ecco l'idea geniale: costruire un edificio che potesse dare accoglienza, ma anche istruzione. Nasce quindi "La Casa della Gioventù" e al suo interno il C.A.P. (Centro Addestramento Professionale), variato poi in C.F.P. (Centro di Formazione Professionale).
Come già detto le disponibilità finanziarie erano inesistenti, ma don Florindo aveva ben chiaro un motto: "per fare i debiti non ci vogliono i soldi". Oseremo dire che questo motto l'hanno poi adottato molti trissinesi.

È impossibile stabilire a quante porte abbia bussato don Florindo, quante persone hanno prestato la loro opera gratuita, compresi studenti addetti e carriole, le prime con ruota di gomma, ma un dato è certo, il 24 novembre 1951 tutta Trissino ha potuto partecipare all'inaugurazione dell'opera.
[...] Nella terza parte [del libro] troviamo una serie di foto delle gite-pellegrinaggio cui parteciparono molti trissinesi e non. Sicuri che la presenza di don Florindo fosse sinonimo di svago, ma soprattutto garanzia di spiritualità: si tornava a casa arricchiti "dentro".
Concludiamo con il ricordo dei solenni funerali e con la pubblicazione del testamento spirituale che compendia la personalità e l'amore di don Florindo per la "sua" Trissino.