lL TRAMONTO DI UN'EPOCA. La chiusura del Teatro Rivoli come sintomo di crisi culturale e sociale PDF Stampa E-mail
CULTURA - Iniziative culturali
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lL TRAMONTO DI UN'EPOCA. La chiusura del Teatro Rivoli come sintomo di crisi culturale e sociale
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Il teatro Impero, poi Rivoli, è una delle grandi opere, forse la maggiore accanto al Duomo, per l'imponenza presenti a Valdagno. I due edifici, anzi, posti sulle due diverse sponde del torrente Agno, possono essere considerati quasi il simbolo delle due anime della città: La grande Chiesa, la Fabbrica, il Teatro simbolo della Città Sociale

Ma dal 1981, da quasi trent'anni, il teatro è chiuso. Ad ogni programma elettorale ogni forza politica si dichiara pronta a intervenire, impresa tuttaviaforse impossibile per chiunque. Sicuramente però il richiamo è di effetto per l'importanza che il suo Teatro ha avuto per assegnare a Valdagno un ruolo di onore: nessun altro moderno teatro nel Veneto poteva competere per la grandezza, il numero dei posti e la modernità dei mezzi tecnici.

Presentiamo qui un estratto della tesi di laurea di Valentina Dal'Ara, che, tracciandone a grandi linee la sua storia, coglie anche il momento della sua chiusura come momento di trasformazione in negativo e di crisi della vita culturale ed economica della città.

di Valentina Dall’Ara

Con la fine dei premi Marzotto il Teatro Rivoli non ospiterà più eventi annuali di così grande rilievo nel campo artistico e scientifico. Continuerà comunque a proporre le novità filmiche, stagioni teatrali e sinfoniche ed in più troveranno spazio gruppi e cantanti in voga al tempo: molti ricordano ancora il Teatro gremito per i concerti di gruppi italiani famosi, come le Orme, o personaggi come Celentano, Gino Bramieri, Vanda Osiris con la sua compagnia e molti altri ancora.

Ma evento dopo evento, film dopo film il Cinema Rivoli entrò in crisi. Nel 1979 si legge, nell'edizione de «Il nostro Campanile» di novembre/dicembre, un articolo che, nonostante denunci una situazione non felice per il Teatro, lasciava ancora qualche speranza.

Il cronista riporta il successo ottenuto dall'orchestra di Verona che, la sera del 27 novembre, ha tenuto un concerto sinfonico nel Teatro. Più che parlare della qualità artistica della serata e dei brani eseguiti il giornalista si sofferma sulla condizione culturale di Valdagno:

[...]L'evento vero, tuttavia, il fatto più importante è stato un altro: la presenza al Rivoli di più di 1200 persone, un pubblico numerosissimo, attento, tra cui moltissimi giovani. Un pubblico che, con la sua presenza ha coperto quasi completamente l'onere finanziario della serata[...]. Esiste allora a Valdagno, una domanda di cultura che sia reale, popolare, autosufficiente, non velleitaria? C'è la possibilità di contare su un mercato in grado di reggere anche finanziariamente le iniziative culturali? Chiunque progetti nella nostra città serate o incontri di questo genere, si trascina dietro sempre il timore di desolanti insuccessi, che infatti hanno colpito e stroncato alcuni programmi di grande rilievo sia nel settore musicale come in quello della prosa. Si è così diffuso il luogo comune, per la verità non ingiustificato, che i valdagnesi amino rintanarsi in casa, la sera, davanti alla televisione, o in ristrettissime ed esclusive cerchie di amici, rimanendo sordi ai richiami della vita di relazione che si esprima in spettacoli culturalmente apprezzabili. [...] II Rivoli, questo immenso Cinema-Teatro, che sembrava doverci ricordare ormai malinconicamente i fasti di epoche passate, che è divenuto, in questi tempi di crisi del cinema, troppo vasto e dispendioso per la proiezione di films, ritrova una sua dimensione ed una sua misura cittadina con la musica, con quella popolare della S.A.T, con quella sinfonica dell'orchestra dell'Arena dí Verona. [...] quel martedì sera, al Rivoli oltre all'orchestra dell'Arena di Verona, c'era un altro spettacolo che meritava un lungo applauso: lo spettacolo del nostro pubblico. («Il Nostro Campanile», novembre-dicembre 1979, p. 1)